Mancato ricorso alla "proroga tecnica" nelle more della nuova gara

Published On: 17 Settembre 2018Categories: Appalti Pubblici e Concessioni, Varie

E’ legittimo l’operato dell’amministrazione (comunale) la quale disponga l’affidamento diretto d’un servizio (di igiene urbana integrata), ai sensi dell’art. 31 comma 8 e dell’art. 36 comma 2 del d. lgs. n. 50 del 2016, nelle more dell’espletamento della relativa procedura di gara, senza esplicitare le ragioni per le quali ha ritenuto di non avvalersi a tal fine del gestore uscente, mediante “proroga tecnica” (espressamente prevista dagli atti di gara e dal relativo contratto in  precedenza stipulato col gestore uscente).
Così si è espressa la Sezione Seconda bis del TAR Lazio la quale, con la decisione del 10 settembre 2018 n.9212, nel respingere il ricorso proposto dal gestore uscente attraverso gli atti comunali di affidamento diretto ad un terzo, si è peraltro e diffusamente soffermata sulle differenze fra proroga e rinnovo dei contratti d’appalto.
In materia di rinnovo o proroga dei contratti pubblici di appalto di servizi – rammenta il TAR Lazio – “..non vi è alcuno spazio per l’autonomia contrattuale delle parti in quanto vige il principio inderogabile, fissato dal legislatore per ragioni di interesse pubblico, in forza del quale, salve espresse previsioni dettate dalla legge in conformità della normativa comunitaria, l’amministrazione, una volta scaduto il contratto, deve, qualora abbia ancora la necessità di avvalersi dello stesso tipo di prestazioni, effettuare una nuova gara pubblica (T.A.R. Sardegna Cagliari n. 00755/2014, confermata da Consiglio di Stato sez. III n. 01521/2017 con cui si è affermato che “La proroga, anzi, come giustamente evidenziato dal primo giudice, costituisce strumento del tutto eccezionale, utilizzabile solo qualora non sia possibile attivare i necessari meccanismi concorrenziali”)…”.
Quanto alla differenza tra rinnovo e proroga di contratto pubblico, poi, il Collegio giudicante ricorda come “..il primo comporta una nuova negoziazione con il medesimo soggetto, che può concludersi con l’integrale conferma delle precedenti condizioni o con la modifica di alcune di esse in quanto non più attuali; la seconda ha, invece, come solo effetto il differimento del termine finale del rapporto, il quale rimane per il resto regolato dall’atto originario…”.
Orbene – continua il Collegio – “…la proroga, nell’unico caso oggi ammesso ai sensi dell’art. 106, del d. lgs. n. 50 del 2016, ha carattere di temporaneità e rappresenta uno strumento atto esclusivamente ad assicurare il passaggio da un vincolo contrattuale ad un altro. Ciò, peraltro, è stato chiarito, conformemente all’univoco orientamento della giurisprudenza, anche dall’ANAC, pure in relazione al previgente impianto normativo; è stato, infatti, evidenziato (parere AG 38/2013) che la proroga “è teorizzabile ancorandola al principio di continuità dell’azione amministrativa (art. 97 Cost.) nei soli limitati ed eccezionali casi in cui (per ragioni obiettivamente non dipendenti dall’Amministrazione) vi sia l’effettiva necessità di assicurare precariamente il servizio nelle more del reperimento di un nuovo contraente” (CdS, sez. V, sent. 11.5.2009, n. 2882)…”.
A fronte di ciò, se è vero che “….sono considerate legittime le clausole di proroga inserite ab origine nella lex specialis (Cons. Stato, sez. III, 5 luglio 2013, n. 3580; sez. V, 27 aprile 2012, n. 2459; sez. VI, 16 febbraio 2010, n. 850), giacché in tal modo non è configurabile una violazione della par condicio, né si dà vita ad una forma di rinnovo del contratto in violazione dell’obbligo di gara (laddove se la stazione appaltante procedesse a prorogare il contratto oltre i limiti delle previsioni della lex specialis ovvero, in assenza di tali previsioni, alla scadenza naturale del contratto, sussisterebbe un’illegittima fattispecie di affidamento senza gara), è altrettanto vero che la facoltà di proroga del contratto di appalto, anche in presenza di una clausola della lex specialis, soggiace, comunque, a determinate condizioni…”
“..La clausola di proroga inserita nel contratto conferisce, infatti, all’ente il diritto potestativo di richiedere al contraente privato la prosecuzione del contratto e, inoltre, come chiarito dalla unica giurisprudenza anche del Giudice d’Appello, il rapporto tra la regola, cioè la gara, e l’eccezione, cioè la possibilità di – limitata – proroga, se prevista, si riflette sul contenuto della motivazione, giacché ove, come nella fattispecie, l’amministrazione opti per l’indizione di una nuova procedura, nessuna particolare motivazione è necessaria; per contro, solo nell’ipotesi in cui l’amministrazione si determini alla proroga del rapporto tale determinazione dovrà essere analiticamente motivata, dovendo essere chiarite le ragioni per le quali l’ente ritiene di discostarsi dal principio generale (Cons. Stato, sez. VI, 24 novembre 2011, n. 6194)…”.

Ultimi Articoli inseriti

Annullabilità delle dimissioni rassegnate dal dipendente minacciato di licenziamento

25 Marzo 2024|Commenti disabilitati su Annullabilità delle dimissioni rassegnate dal dipendente minacciato di licenziamento

La Corte di Cassazione Civile - Sezione Lavoro, con la recente ordinanza numero 7190 del 18 marzo 2024, si è pronunciata sull’annullabilità delle dimissioni rassegnate dal lavoratore minacciato di licenziamento. La vicenda La fattispecie esaminata [...]

“One shot” provvedimentale e lode agli esami di maturità

22 Marzo 2024|Commenti disabilitati su “One shot” provvedimentale e lode agli esami di maturità

Il Tribunale Amministrativo della Campania, con sentenza del 19 febbraio 2024 numero 1176, nel decidere una controversia in materia di mancata attribuzione della lode agli esami di maturità, ha trattato il tema del cosiddetto one [...]

Le tappe operative della ZES Unica

20 Marzo 2024|Commenti disabilitati su Le tappe operative della ZES Unica

La Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno - ZES Unica, di seguito denominata «ZES Unica» – che ricomprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna – è stata istituita dal [...]

About the Author: Valentina Magnano S. Lio

Condividi

Mancato ricorso alla "proroga tecnica" nelle more della nuova gara

Published On: 17 Settembre 2018

E’ legittimo l’operato dell’amministrazione (comunale) la quale disponga l’affidamento diretto d’un servizio (di igiene urbana integrata), ai sensi dell’art. 31 comma 8 e dell’art. 36 comma 2 del d. lgs. n. 50 del 2016, nelle more dell’espletamento della relativa procedura di gara, senza esplicitare le ragioni per le quali ha ritenuto di non avvalersi a tal fine del gestore uscente, mediante “proroga tecnica” (espressamente prevista dagli atti di gara e dal relativo contratto in  precedenza stipulato col gestore uscente).
Così si è espressa la Sezione Seconda bis del TAR Lazio la quale, con la decisione del 10 settembre 2018 n.9212, nel respingere il ricorso proposto dal gestore uscente attraverso gli atti comunali di affidamento diretto ad un terzo, si è peraltro e diffusamente soffermata sulle differenze fra proroga e rinnovo dei contratti d’appalto.
In materia di rinnovo o proroga dei contratti pubblici di appalto di servizi – rammenta il TAR Lazio – “..non vi è alcuno spazio per l’autonomia contrattuale delle parti in quanto vige il principio inderogabile, fissato dal legislatore per ragioni di interesse pubblico, in forza del quale, salve espresse previsioni dettate dalla legge in conformità della normativa comunitaria, l’amministrazione, una volta scaduto il contratto, deve, qualora abbia ancora la necessità di avvalersi dello stesso tipo di prestazioni, effettuare una nuova gara pubblica (T.A.R. Sardegna Cagliari n. 00755/2014, confermata da Consiglio di Stato sez. III n. 01521/2017 con cui si è affermato che “La proroga, anzi, come giustamente evidenziato dal primo giudice, costituisce strumento del tutto eccezionale, utilizzabile solo qualora non sia possibile attivare i necessari meccanismi concorrenziali”)…”.
Quanto alla differenza tra rinnovo e proroga di contratto pubblico, poi, il Collegio giudicante ricorda come “..il primo comporta una nuova negoziazione con il medesimo soggetto, che può concludersi con l’integrale conferma delle precedenti condizioni o con la modifica di alcune di esse in quanto non più attuali; la seconda ha, invece, come solo effetto il differimento del termine finale del rapporto, il quale rimane per il resto regolato dall’atto originario…”.
Orbene – continua il Collegio – “…la proroga, nell’unico caso oggi ammesso ai sensi dell’art. 106, del d. lgs. n. 50 del 2016, ha carattere di temporaneità e rappresenta uno strumento atto esclusivamente ad assicurare il passaggio da un vincolo contrattuale ad un altro. Ciò, peraltro, è stato chiarito, conformemente all’univoco orientamento della giurisprudenza, anche dall’ANAC, pure in relazione al previgente impianto normativo; è stato, infatti, evidenziato (parere AG 38/2013) che la proroga “è teorizzabile ancorandola al principio di continuità dell’azione amministrativa (art. 97 Cost.) nei soli limitati ed eccezionali casi in cui (per ragioni obiettivamente non dipendenti dall’Amministrazione) vi sia l’effettiva necessità di assicurare precariamente il servizio nelle more del reperimento di un nuovo contraente” (CdS, sez. V, sent. 11.5.2009, n. 2882)…”.
A fronte di ciò, se è vero che “….sono considerate legittime le clausole di proroga inserite ab origine nella lex specialis (Cons. Stato, sez. III, 5 luglio 2013, n. 3580; sez. V, 27 aprile 2012, n. 2459; sez. VI, 16 febbraio 2010, n. 850), giacché in tal modo non è configurabile una violazione della par condicio, né si dà vita ad una forma di rinnovo del contratto in violazione dell’obbligo di gara (laddove se la stazione appaltante procedesse a prorogare il contratto oltre i limiti delle previsioni della lex specialis ovvero, in assenza di tali previsioni, alla scadenza naturale del contratto, sussisterebbe un’illegittima fattispecie di affidamento senza gara), è altrettanto vero che la facoltà di proroga del contratto di appalto, anche in presenza di una clausola della lex specialis, soggiace, comunque, a determinate condizioni…”
“..La clausola di proroga inserita nel contratto conferisce, infatti, all’ente il diritto potestativo di richiedere al contraente privato la prosecuzione del contratto e, inoltre, come chiarito dalla unica giurisprudenza anche del Giudice d’Appello, il rapporto tra la regola, cioè la gara, e l’eccezione, cioè la possibilità di – limitata – proroga, se prevista, si riflette sul contenuto della motivazione, giacché ove, come nella fattispecie, l’amministrazione opti per l’indizione di una nuova procedura, nessuna particolare motivazione è necessaria; per contro, solo nell’ipotesi in cui l’amministrazione si determini alla proroga del rapporto tale determinazione dovrà essere analiticamente motivata, dovendo essere chiarite le ragioni per le quali l’ente ritiene di discostarsi dal principio generale (Cons. Stato, sez. VI, 24 novembre 2011, n. 6194)…”.

About the Author: Valentina Magnano S. Lio